Ansia e stress sono causati dal ruolo che interpreti
di Ben Messina
Ansia e stress sono spesso causa del ruolo che ci troviamo ad interpretare nel quotidiano.
Ognuno di noi, infatti, anche senza rendersene conto, vive la propria vita recitando delle parti, scegliendo un ruolo principale sulla base della propria posizione esistenziale.
Viene scelto un “ruolo principale”, ma esso può essere cambiato in alcuni casi, specie in presenza di rabbia o paura. Questi ruoli sono: il persecutore, la vittima, il salvatore.
Essi, se portati avanti legittimamente, non sono negativi: se il persecutore è chi in una famiglia educa amorevolmente i figli, adottando giusti limiti, se la vittima è un ammalato che cerca aiuto ed è disposto a cambiare per migliorare la propria salute, o se il salvatore è una persona che aiuta il prossimo senza vantarsi, guadagnarci o creare dei vincoli di gratitudine.
Quando il ruolo che assumiamo è negativo
Assume un ruolo negativo il persecutore che, ad esempio, decide dei limiti irragionevoli, la vittima che piange e si dispera ma non è disposta a cambiare per aiutarsi, o il salvatore che offre il proprio aiuto a un prezzo elevato, che se ne vanta o crea un debito di gratitudine.
Il rischio del condizionamento dei ruoli
Per continuare nel tempo, tutte le posizioni esistenziali hanno bisogno di almeno due persone i cui ruoli si combinino tra di loro: ad esempio, il persecutore ha bisogno della vittima, il salvatore ha bisogno di qualcuno da salvare.
Il condizionamento dei ruoli è molto subdolo e spesso passa inosservato, ed è spesso la causa di malesseri come ansia e stress oltre che del fallimento di molte amicizie o matrimoni, perché le persone interessate più che per una reale simpatia si sono unite allo scopo di trovare un soggetto adatto per giocare il proprio ruolo.
Come non farsi soggiogare dai ruoli
Per evitare di farsi soggiogare da uno di questi ruoli, è sicuramente importante iniziare ad “analizzarsi” di più. Ascoltare, cioè, il tono e il contenuto delle proprie parole e di quelle della persona con la quale si sta interagendo.
Se ci accorgiamo che, ad esempio, stiamo assumendo un ruolo persecutorio, oppure siamo la vittima di turno, proviamo subito a spegnere questo comportamento condizionante e attiviamo un minicopione “antidoto”, chiedendoci quale possa essere il comportamento razionalmente più corretto e correre ai ripari.
Questa analisi su se stessi, permetterà di capire quale ruolo sta prendendo il sopravvento e se esso è davvero funzionale all’obbiettivo relazionale, o comunicativo, che ci siamo prefissati e, in caso contrario, farà da leva per iniziare un cammino di cambiamento.
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