Capricci del bambino: perché urlare non serve a nulla?

di Ben Messina

Vuoi placare i capricci di tuo figlio piccolo o adolescente? Allora te lo dico subito senza mezzi termini: urlare non serve. Anzi, è la cosa peggiore che tu possa fare.  Vediamo insieme  perché.

Urlando il messaggio non arriva al destinatario.

Urlare, infatti, non è “soltanto” un comportamento errato dal punto di vista umano ma è anche una mossa stupida dal punto di vista comunicativo: un messaggio non arriva da A a B se è urlato e si perde nei meandri dello scontro, ragion per cui la comunicazione non raggiunge il proprio scopo ed è totalmente inefficace.

Se è errato farlo nella vita di tutti i giorni e con adulti come noi, immagina quanto possa essere sbagliato urlare ad un bambino. Sbagliato e inutile perché, di qualunque messaggio urlato, il bambino percepirà solo la paura e nemmeno mezza sillaba.

Urlare non è pedagogico

Urlare impaurisce e fa piangere il bambino ma non gli insegna nulla perchè la nozione non arriva a destinazione. Non lo dico solo io ma tutti gli studi più accreditati di comunicazione e pedagogia.

Anzi, non solo non è pedagogico ma è profondamnete controproducente, poiché il genitore che urla adopera un comportamento disfunzionale e opposto a quello che dovrebbe avere un genitore educativo (ossia un genitore capace di veicolare degli insegnamenti di valore) e sarà per tutta la vita un cattivo esempio per il proprio bambino.

Il genitore che urla è debole e ricattabile

Un altro mito da sfatare è quello secondo cui un genitore che urla appare forte agli occhi del bambino: casomai è vero l’esatto opposto.

Un genitore che urla appare fragile agli occhi del suo bambino perché è incapace di farsi rispettare senza arrivare al limite della propria sopportazione e si mostra in balia delle proprie emozioni.

Il bambino, cioè, capisce di avere un potere enorme nei confronti del genitore e, seppure impaurito in prima fase, saprà come giocare le proprie carte in futuro per snervarlo e ottenere ciò che vuole.

Il bambino cioè capisce che può controllare l’umore del genitore e renderlo più malleabile.

Così, ad esempio, se il bambino dopo aver ripetuto per 10 volte “mamma, me lo compri?” vede la propria mamma urlare e sgridarlo e smette, ma poi la mamma se ne pente e per scusarsi acconsente a comprare l’oggetto, il bambino scoprirà il limite di sopportazione da raggiungere per ottenere ciò che vuole. Oppure la mamma lo sgrida ma il bambino non smette e dopo la ventesima volta cederà per sfinimento al “mamma me lo compri?!” Anche se a volte gli andrà male e si beccherà solo la strigliata perché la mamma è stata capace di non cedere, in entrambe i casi il bambino saprà di aver aperto un varco ed è consapevole di poter tenere in pugno l’umore della mamma con un’arma emotiva con cui “ricattarla”.

Il genitore che urla è un pessimo esempio

A questo punto potresti pensare:

“Ma almeno con le urla la mamma può arginarlo e pian piano imparerà la lezione

… peccato che non sia così semplice.

Infatti, parafrasando le parole del pedagogista Daniele Novara, le urla allarmano ma non educano, quindi pensare che il bambino possa imparare qualcosa da una strigliata è pura utopia.

Le urla, piuttosto, sono una doppia sconfitta perché il problema rimane lì dov’è (anzi, è solo rimandato) e se ne aggiunge un altro ben più importante: l’esempio negativo che si da al bambino.

Il bambino, infatti, imparerà ad urlare come risposta ai problemi e rischierà di diventare un adulto incapace di stare nel conflitto. Stare nel conflitto significa rimanere nel problema con calma, fino a quando non si sarà trovata una soluzione grazie al dialogo.

Come combattere i capricci senza urlare?

Se le urla non servono, cosa bisogna fare per gestire i capricci? Forse soddisfarli e cedere ai ricatti del bambino?

Ovviamente neanche per sogno, come ho analizzato approfonditamente in questo articolo sui genitori-amici.

Ciò che serve davvero è una comunicazione tarata sulle capacità e sulle esigenze dei bambini.

Bisogna comunicare con loro avendo sempre in mente che vivono le esperienze attraverso l’emotività, e che i capricci non sono mai semplici capricci ma un linguaggio che utilizzano per esprimersi. In questo articolo sui capricci ho approfondito il concetto.

Una base fondamentale da cui partire per migliorare la comunicazione con il bambino è evitare i 7 errori che, prima o poi, tutte le mamme finiscono per compiere.

Questi errori deteriorano la qualità della comunicazione e del rapporto con i figli e sono tra le prime cause di ribellione.

Evitandoli migliorerai sensibilmente il rapporto quotidiano con il bambino, e inizierai a preparare il terreno per le tecniche di disinnesco dei capricci senza correre il rischio di viziare i figli.

Puoi scaricare gratuitamente il corso da qui: 

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Buon lavoro,

Ben Messina

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