Come liberarsi dalla dipendenza emotiva di una relazione disfunzionale

di Valentina Sambrotta

relazione disfunzionale

John Wooden, allenatore di pallacanestro e cestista statunitense, scriveva “Non ha importanza chi inizia il gioco ma chi lo termina”, riferendosi al suo sport preferito, ma questa frase ben si applica anche ad alcune forme di relazione amorosa.

A questo proposito, una prima differenza nei rapporti interpersonali di natura sentimentale dev’essere fatta tra relazioni funzionali, patologiche e disfunzionali.

Le Relazioni Funzionali

In un rapporto funzionale, i due protagonisti, si riconoscono come individui autonomi, arricchendosi delle reciproche somiglianze e differenze. È una relazione in cui le due parti, con amorevolezza e fiducia, cercano di evolvere, maturare e crescere insieme, garantendosi libertà nelle scelte, nello sviluppare hobby, passioni ed interessi.

Non sempre un rapporto funzionale è destinato a durare e, per quanto possa far soffrire, a volte è necessario chiudere una storia che non è più nutriente ma sempre nel rispetto dell’altro. A questo proposito rinvio all’articolo Come chiudere una storia dolorosa e smettere di soffriredi Ben Messina.

Relazioni Patologiche

All’estremo opposto si colloca il rapporto patologico, basato sulla violenza come unica forma di comunicazione.

Violenza che si può concretizzare in:

  1. Atteggiamenti vessatori e minacciosi nei confronti del partner;
  2. Attacchi fisici mirati ad incutere timore;
  3. Imposizione di rapporti sessuali indesiderati;
  4. Atteggiamenti volti a impedire che l’altro possa diventare economicamente indipendente, al fine di poter esercitare un controllo su di lui.

Una delle possibili conseguenze cui gli atti di violenza possono portare è il femminicidio, di cui sempre più frequentemente si sente parlare all’interno dei telegiornali o si legge sui quotidiani di cronaca nera.

Relazioni Disfunzionali

Forma intermedia di relazione è quella disfunzionale, tipica di rapporti di dipendenza affettiva dove l’amore diventa «come una droga» e il comportamento dell’altro influenza il benessere della persona affettivamente dipendente in modo ossessivo e ripetitivo, trasformandosi in sofferenza.

All’interno di queste storie è possibile rintracciare due figure: il manipolatore e il dipendente.

1) Il manipolatore

Il manipolatore, paragonabile alla figura di  Dottor Jekyll e Mister Hyde, può essere dolce al cospetto degli altri, ma vendicativo e subdolo alla spalle e ha sempre alcune delle seguenti caratteristiche:

  • Colpevolizza gli altri;
  • Critica, svaluta e giudica;
  • Può essere geloso;
  • Fa la parte della vittima per essere compatito;
  • Rifugge dalle sue responsabilità riversandole sugli altri;
  • Non comunica chiaramente;
  • Risponde molto spesso in modo vago e cambia argomento con disinvoltura nel corso di una conversazione;
  • Deforma e interpreta;
  • Non sopporta le critiche e nega l’evidenza;
  • Fa minacce velate o ricatta apertamente;
  • Semina zizzania;
  • Cambia idea, comportamenti, opinioni a seconda delle persone e delle situazioni;
  • Mente;
  • È egocentrico;
  • Ignora le richieste;
  • Produce uno stato di malessere o un sentimento di non libertà;
  • Fa fare cose che probabilmente non avremmo fatto spontaneamente;
  • È costantemente oggetto di discussione tra le persone che lo conoscono, anche quando non è presente.

2) Il dipendente affettivo

La persona affettivamente dipendente, invece, presenta alcuni tratti in comune con il manipolatore, ma altri molto differenti:

  • Si prende cura degli altri sentendosi responsabile del loro benessere;
  • Ha la convinzione di non meritare la felicità e di essere amato per com’è, quindi si annulla nel dare/fare per l’altro quale unica modalità per poter ricevere;
  • Ha una mancanza di contatto con sé stesso;
  • Ha una scarsa autostima;
  • Sente il bisogno di provare emozioni forti;
  • È ossessionato dal controllo dell’altro;
  • Ha un alto livello di tolleranza (nel subire umiliazioni, aggressioni e insulti);
  • Teme il cambiamento e l’abbandono.

Come interrompere una relazione disfunzionale?

Interrompere una relazione di dipendenza affettiva è possibile introducendo dei cambiamenti importanti nella propria vita quotidiana:

  1. Assumere un atteggiamento di sano egoismo che permetta di difendere i propri confini e dire dei “no” quando questo è necessario;
  2. Lavorare sulla fiducia in se stessi e sull’autostima;
  3. Riprendere i propri hobby, passioni, interessi accantonati;
  4. Acquisire un’autonomia affettiva (entrare in relazione con gli altri perché li si sceglie e non perché si ha bisogno di loro per esistere).

Per poter attuare queste modifiche all’interno della propria quotidianità è necessario acquisire la consapevolezza di vivere un disagio nella relazione.

Diversi potranno essere gli strumenti e le risorse a cui affidarsi per ricevere un sostegno: la propria rete sociale, confrontandosi con amici o parenti su quanto si sta vivendo; un gruppo di auto mutuo aiuto, condividendo ciò che si prova con persone che hanno vissuto o stanno vivendo le stesse dinamiche; uno psicologo, uno psicoterapeuta o un counselor con cui poter sviluppare un confronto e uno scambio costruttivo.

L’importanza del counseling nelle relazioni disfunzionali

Il counseling può essere utile nel percorso di distacco da una relazione di dipendenza affettiva perché, grazie al costante supporto del counselor, è possibile raggiungere obiettivi fondamentali per raggiungere la propria indipendenza.

Tra questi, prendere decisioni personali con maggiore chiarezza, migliorare la conoscenza (e l’autoconsapevolezza) di sé, imparare a gestire lo stress, migliorare l’autostima e la fiducia in sé stessi, imparare a gestire le emozioni e recuperare il proprio equilibrio interiore.

Per approfondire leggi Il counseling e Gli ambiti di intervento del counseling

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